Quasi 2mila i civili uccisi in quattro mesi, 300mila le persone assediate senza accesso a cibo, acqua e medicine

Quasi duemila civili uccisi in quattro mesi. Circa 300mila persone assediate senza accesso a cibo, acqua e medicine. È questa la situazione ad Aleppo, città nel nord della Siria dove forze governative e ribelli si fronteggiano da mesi a scapito della popolazione. Quattro giorni fa, l'inviato speciale delle Nazioni unite, Staffan de Mistura, aveva chiesto alle parti coinvolte nel conflitto una pausa umanitaria di almeno 48 ore per consentire la consegna di aiuti. La Russia e l'opposizione si sono espresse a favore della tregua, ma le violenze proseguono. Almeno sette persone sono morte ieri nei bombardamenti su alcuni punti del quartiere di Al Sukari, controllato dalle forze ribelli.
E oggi l'Onu è tornata a chiedere con forza una tregua, paventando il rischio di "una catastrofe umanitaria senza precedenti in cinque anni di conflitto".

Nel frattempo, l'Iran ha annunciato la fine dell'operazione militare russa dall'aerodromo Shahid Nojeh di Hamadan dopo neanche una settimana. A scatenare l'ira di Teheran il modo in cui Mosca ha reclamizzato l'uso della base.

ALEPPO CATASTROFE UMANITARIA – Quando ancora la foto del piccolo Omran Daqneesh, coperto di sangue e polvere ma vivo, continua a fare il giro del web e dei social network, in Siria non si fermano le bombe né le stragi di civili. Anche oggi si contano le vittime, almeno sette, in un bombardamento su alcuni punti del quartiere di Al Sukari ad Aleppo, secondo quanto rende noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Al Sukari è sotto il controllo dei ribelli, nella parte orientale della città, contesa tra le forze del governo e l'opposizione dall'estate del 2012. E sono solo di domenica le 25 vittime in un bombardamento sui sobborghi di Orm al Kobra e Kafar Halab nella provincia di Aleppo. Sedici morti, secondo quanto riferisce l'Osservatorio, erano civili tra cui due bambini.

Aleppo è diventato il "centro dell'orrore" nella guerra siriana, ha lamentato il sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari Umanitari, Stephen O'Brien, che davanti al Consiglio di sicurezza è tornato a chiedere a tutte le parti coinvolte nel conflitto garanzie sulla sicurezza per portare aiuti umanitari nella città, dove fino a 275mila persone nella parte orientale vivono da un mese praticamente senza accesso alle forniture vitali come cibo, acqua e medicine. "Una volta che otteniamo la luce verde possiamo iniziare a muovere gli aiuti tra le 48 e le 72 ore. I piani sono pronti, ma abbiamo bisogno di un accordo tra tutte le parti che ci permetta di fare il nostro lavoro", ha ribadito O'Brien ccogliendo con favore il sostegno di Mosca a una tregua di 48 ore ma insistendo che non è sufficiente. "Ogni pausa nei combattimenti deve anche includere chiare garanzie di sicurezza da tutte le parti del conflitto", ha ribadito O'Brien precisando di stare lavorando con i vari soggetti interessati per garantire che, nel caso in cui l'annuncio russo si trasformi in un vero cessate il fuoco, i convogli umanitari entrino "il prima possibile". "Questa è una corsa contro il tempo", ha insistito il diplomatico, il quale ha detto che vi è il rischio che ad Aleppo si registri "una catastrofe umanitaria senza precedenti in cinque anni di conflitto".

LO STOP DI TEHERAN ALLA RUSSIA – I raid degli aerei russi in Siria dal territorio iraniano sono "per il momento terminati". Lo ha annunciato ieri il portavoce del ministero degli Esteri Bahram Qasemi. La Russia non ha basi in Iran e non staziona là", hanno condotto queste operazioni che "per ora sono concluse", ha affermato Qasemi. I cacciabombardieri russi Tupolev-22M3 e Sukhoi-34 hanno usato la base di Nojeh, vicino Hamedan, per lanciare i raid la scorsa settimana. Domenica il ministro della Difesa iraniano, Hossein Dehghan, ha criticato Mosca per la pubblicità data alla notizia dell'uso della base iraniana. "Non abbiamo dato alcuna base militare ai russi e loro non sono qui per restare", ha dichiarato, citato dall'agenzia Fars. Ha aggiunto che non esiste "accordo scritto" tra i due Paesi e che la "collaborazione operativa" è stata temporanea.
Poche ore dopo, l'ambasciatore russo in Iran ha fatto sapere che tutti i militari russi avevano abbandonato la base aerea di Hamadan. Arrivata anche la conferma del Dipartimento di Stato Usa, che ha ammesso di aver visto i rapporti secondo cui Mosca aveva interrotto l'uso della base iraniana ma che si è detto incerto se l'utilizzo russo si fosse in realtà fermato.

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