Si Paul Manafort si è costituito lunedì all'Fbi, incriminato per vari reati economici legati alla loro attività di lobbying

Non sembra preoccupato delle accuse contro i tre ex membri della sua campagna elettorale nell'ambito dell'inchiesta sul Russiagate. Come nel suo stile, il presidente americano Donald Trump tira dritto e scrive una serie di tweet in cui torna a parlare di fake news e in cui prende le distanze da George Papadopoulos, il consigliere di politica estera della sua campagna che sta collaborando con l'inchiesta dopo essersi dichiarato colpevole di aver mentito all'Fbi riguardo ai tentativi di mediazione tra russi e la campagna di Trump.

"Le fake news stanno facendo gli straordinari. Come ha detto il legale di Paul Manafort non c'è 'collusione' e gli eventi si riferiscono a molto tempo prima che lui arrivasse nella campagna", ha twittato difendendo l'ex capo della sua campagna. D'altro canto, continua, "poche persone conoscevano il giovane volontario di basso livello di nome George, che ha già dimostrato di essere un bugiardo. Controllate i Dem!". Una dichiarazione che contrasta con i commenti dello stesso Trump in un'intervista del marzo 2016 al Washington Post: secondo il magnate, Papadopoulos era "una persona eccellente".

Ora, il procuratore speciale Robert Mueller spera che sia Manafort sia il suo ex braccio destro Rick Gates, incriminati per vari reati economici legati alla loro attività di lobbying per conto dell'ex leader ucraino filo russo Viktor Ianukovich, collaborino per evitare il rischio di decine di anni di carcere.

Papadopoulos lo sta facendo, e a questo punto Trump ha solo due armi in mano per evitare che dall'inchiesta si arrivi direttamente a lui: o licenziare quanto prima il procuratore o promettere la grazia in caso di condanna. In entrambi i casi, secondo gli analisti, sarebbe quasi un'ammissione di colpa ad accuse che lo stesso presidente ha sempre respinto. E parla di "fantasia" anche il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov che oggi torna a parlare delle accuse di ingerenza russa nelle elezioni americane.

"Senza una singola prova siamo stati accusati di aver manipolato non solo le elezioni americane ma anche quelle europee – dichiara – Non c'é limite alla fantasia". E contrattacca: "Gli Stati Uniti dovrebbero indagare sulla pista che porta all'Ucraina" se vogliono avere informazioni sulle presidenziali del 2016. E dal Cremlino arriva la presa di distanza dal cosiddetto 'Russiagate': "Seguiamo la vicenda ma questo processo (contro Manafort e Gates, ndr) risulta essere un affare interno dei nostri colleghi americani", dichiara il portavoce Dmitri Peskov precisando che "nelle dichiarazioni per ora la Russia non sembra in alcun modo coinvolta nelle accuse". 

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