"Diceva di sentire la necessità di stare attento quando andava in città"

Dieci giorni prima di scomparire in Egitto, Giulio Regeni dal suo appartamento al Cairo parlò via Skype con una ricercatrice di Bonn, dove il ragazzo aveva trascorso alcuni mesi nel 2015. Era metà gennaio quando avvenne il colloquio e, secondo il racconto della ricercatrice, Georgeta Auktor, Regeni sembrava preoccupato. "Diceva di sentire la necessità di stare attento quando andava in città e su chi incontrava", ha dichiarato Auktor. "Non abbiamo parlato a lungo, perché la previsione era di risentirci in seguito", ha aggiunto. I due non si erano più parlati. Il corpo di Regeni fu ritrovato il 3 febbraio in strada al Cairo, con segni di tortura.

I sospetti che l'italiano sia stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani sono stati respinti dal governo del Cairo. Auktor, che lavora anche all'università di Erlangen-Nürnberg, in Germania, lavorava con Regeni a una ricerca intitolata 'Lo stato dello sviluppo nel 21esimo secolo – chiamata a un nuovo contratto sociale'. Ha raccontato che l'italiano fremeva per "vedere i frutti del 2011. Pensava che uno Stato più inclusivo fosse necessario. Credeva che il coinvolgimento di più gruppi sociali sarebbe stato utile".

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