Roma, 7 apr. (LaPresse) – “Sono il bersaglio di una campagna. Il traditore che merita la gogna. Finora non avevo mai reagito per non peggiorare le cose, ma alla fine ho capito che in realtà le peggioro stando zitto. Perché chi è mosso dal rancore non si ferma, più incassi e più attacca. E io devo proteggere i miei figli da questa guerra. Per questo parlo. Per dire: vi prego, basta con questa guerra che fa solo del male”. Raoul Bova si sfoga dalle pagine di Vanity Fair, in edicola domani.

“Basta leggere i giornali – dice l’attore in un’intervista esclusiva al settimanale – i nomi di chi firma gli articoli, e quelli degli editori. La lettera aperta al ‘genero degenerato’ mi ha profondamente ferito. Ma pazienza per me. Il problema è che tutta questa situazione fa star male i miei figli, i suoi nipoti. Come deve sentirsi, un ragazzino, nel leggere che il suo papà è un traditore superficiale, che non si è fatto nessuno scrupolo a scaricare la mamma per una ventenne? Le cose non sono andate per niente così, ma lui come fa a capirlo?”.

L’attore non la nomina esplicitamente, anzi dice “Ne vorrei parlare il meno possibile, mi sembra che abbia parlato abbastanza lei. Posso solo dire che mi sono sempre sforzato di avere un atteggiamento civile nei suoi confronti, perché è la nonna dei miei figli. Questo lei lo sa”. Tuttavia il riferimento è chiaro. L’accusa di aver firmato quella lettera che ha turbato “i suoi nipoti” è rivolta alla suocera Annamaria Bernardini De Pace, avvocato divorzista, collaboratrice di testate, sorella di un editore, madre di Chiara Giordano, da cui Bova si è separato nel 2013 dopo 13 anni di matrimonio e due figli. Nell’agosto 2014 – dopo che era uscita alla luce del sole la relazione tra Bova e la collega spagnola Rocío Muñoz Morales – il quotidiano Il Giornale, di cui Bernardini De Pace è una firma, ha pubblicato una sua lettera aperta intitolata “Caro genero degenerato, vai e non tornare” dove, dietro alla dichiarata finzione letteraria, è evidente a chiunque il voluto riferimento al vero genero, descritto come un traditore egoista bugiardo debole e irresponsabile, accusato di aver scaricato la famiglia che l’ha anche materialmente sostenuto. L’attore parla per la prima volta di questa “guerra” in un’intervista a Vanity Fair, che in occasione dell’uscita del film ‘La scelta’, già nelle sale, gli dedica la copertina del numero in edicola da mercoledì 8 aprile.

Bova parla della sofferenza dei figli per la separazione. “Se fosse stato possibile risparmiare loro quello che stanno vivendo, lo avrei fatto. Perché un divorzio è un dolore per tutti, e in particolar modo per i bambini – dice – Ma perché aggiungere altra sofferenza? Vorrei che i miei figli capissero che tra noi il rapporto non deve cambiare, perché un padre ce l’hanno ancora, e io ci sarò sempre per loro, anche più di prima. Vedo i figli di tanti separati, anche celebri, che sono sereni, escono tranquillamente con la nuova compagna del padre o il nuovo compagno della madre. Non poteva succedere anche a noi? A chi fanno bene gli articoli che mettono in cattiva luce me e la mia compagna? A nessuno”.

Del rapporto con la moglie racconta: “Il nostro matrimonio era finito da un pezzo, da ben prima che conoscessi Rocío. A lungo Chiara e io abbiamo cercato di salvare un rapporto in cui credevo, abbiamo fatto tutto il possibile. Ma se dopo molto tempo e tanti tentativi non succede nulla, può capitare di incontrare un’altra persona. Finché un giorno ti chiedi: a quarant’anni devo ancora essere schiavo del mio ideale di famiglia perfetta?”. “Io non sono il tipo di persona che accetta un rapporto di facciata – afferma – mentre nella realtà uno dei due, o anche l’altro, si prende le sue distrazioni fuori casa. Con che coraggio avrei guardato negli occhi i miei figli, la sera, se avessi dovuto fingere di essere il marito che non ero più?”.

Bova considera bersaglio della stessa “campagna” anche la sua attuale compagna, Rocìo. “Non è stato facile nemmeno per lei. Presentata dai soliti giornali alla stregua di un Bin Laden. Rocío, che ha rubato l’uomo a un’altra. E poi calpestare la sua privacy, farla passare per raccomandata… Non era scontato che reggesse, in fondo ha solo 27 anni, ma ha dimostrato una gran forza e il nostro rapporto oggi è persino più solido”.

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