Durante il viaggio di ritorno dal Bangladesh in Italia parla anche di nucleare: "Vedo irrazionalità, c'è il rischio che l'umanità finisca"

"Ho pensato 'Non posso lasciarli andare senza dire qualcosa'. Così ho chiesto il microfono. Non mi ricordo quello che ho detto, penso che ho chiesto perdono. Ma hanno pianto e ho io pianto sperando di non essere visto". Papa Francesco descrive così, nella conferenza stampa durante il viaggio di ritorno dal Bangladesh in Italia, il suo incontro con i Rohingya che ha catturato l'attenzione del viaggio.

"Ho considerato che, se nel discorso ufficiale, avessi detto quella parola, sarebbe stato come sbattere la porta in faccia ai miei interlocutori. Allora ho descritto la situazione, ho parlato dei diritti delle minoranze, per permettermi poi nei colloqui privati di andare oltre. Sono rimasto soddisfatto dei colloqui: è vero, non ho avuto il piacere di sbattere la porta in faccia pubblicamente a nessuno, ma ho avuto la soddisfazione di dialogare, di dire la mia", prosegue Bergoglio. 

Poi il Pontefice affronta il tema del nucleare. "Oggi siamo al limite, vedo irrazionalità, è la mia opinione convinta, della liceità di avere e usare le armi nucleari. Perché oggi con un arsenale nucleare così sofisticato si rischia la distruzione dell'umanità o almeno di gran parte di essa. È cambiato questo: la crescita dell'armamento nucleare, le armi sono capaci di distruggere le persone senza toccare le strutture".

"Da Papa – continua – mi faccio questa domanda: è lecito mantenere gli arsenali nucleari così come stanno o per salvare il creato e l'umanità non è forse necessario tornare indietro? Pensiamo a Hiroshima e Nagasaki, settant'anni fa. E pensiamo a ciò che succede quando dell'energia atomica non si riesce ad avere tutto il controllo. Pensate all'incidente in Ucraina. Per questo, tornando alle armi che servono per vincere distruggendo dico che siamo al limite della liceità".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata