"Non mi faccio illusioni su vertice di Tallin, è a partire da Mare Nostrum che si fanno politiche sbagliate"

Quaranta milioni circa come soluzione nel piano dell'Unione Europea per la gestione del fenomeno immigratorio in Italia? "Questo non basta assolutamente: a Bruxelles non possono pensare di risolvere dandoci degli spiccioli a fronte del carico di lavoro e delle responsabilità che stiamo affrontando nel nostro Paese".

A parlare, intervistata da LaPresse, alla vigilia del vertice di Tallinn sulla immigrazione è Cettina di Pietro, sindaco del comune siciliano di Augusta e avvocato, eletta nelle fila del M5S, in prima linea sulla immigrazione nella città, in provincia di Siracusa, con il record di sbarchi.

Quale è la situazione di Augusta? Quanti fondi avete avuto per gestire l'emergenza?
Siamo il porto più sollecitato dall'arrivo di migranti in Italia. Siamo a 13 mila fino a oggi quest'anno: sono il doppio rispetto all'analogo periodo del 2016. Dal Viminale in base a una ripartizione nazionale ci sono arrivati nelle scorse settimane 530mila euro. Un ristoro esiguo, anche se – sottolineo – non è una questione di soldi ma di approccio strutturale al problema.

Il governo Gentiloni ha parlato di chiusura dei porti alle navi cariche di migranti che battono bandiera non italiana. Ha fatto bene? O la linea dura è tardiva?
Penso che il presidente del Consiglio abbia voluto lanciare una sorta di provocazione, un segnale anche utile di fronte a Stati come Svizzera e Francia che chiudono l'accesso ai migranti, scaricando il problema sull'Italia. Anche se però in questa situazione in cui, non tutti i Paesi UE fanno la loro parte nella solidarietà e nella vera accoglienza,  applicare questa linea può rischiari di tradursi nel  lasciare affondare i barconi di migranti nel Mediterraneo.

La soluzione dove si può trovare?
Le barche partono dalla Libia. E in quel paese non ci sono istituzioni governative con cui  fare trattative per trovare soluzioni degne di questo nome. Bisogna fare uno screening anticipato di chi è richiedente asilo. Ma la Sicilia deve restare la porta dell'Europa, non solo una Regione dell'Italia. E nel resto d'Europa devono accettare le quote di migranti nei loro Stati.

La questione degli sbarchi rappresenta un problema nei rapporti fra la sua amministrazione e i cittadini?
No. Io sono un avvocato prestato alla politica, non ne faccio una questione di consenso ma di gestione del territorio. Il problema è un altro. Io mi sento prima di tutto abbandonata, dopo oltre due anni di mio mandato.  Nessun ministro che si è succeduto all'Interno ha mai chiesto o risposto ad un incontro col sindaco del comune di Augusta, nel quale negli ultimi due anni arriva il maggiore numero di migranti. Il carico sul territorio l'hanno subito tanto la prefettura di Siracusa quanto il comune di Augusta e fra queste due istituzioni – tengo a sottolinearlo – c'è stata massima collaborazione.

Sei nuovi hotspot, uno anche a Siracusa. Sono fra le nuove misure del Viminale di queste ore, che accolgono le richieste dell'UE. E' ciò che serve?
Nel porto commerciale di Augusta l'arrivo di imbarcazioni cariche di migranti condiziona il traffico di altre navi. E' stata installata una tendopoli e di fatto ad Augusta viene effettuata l'attività di identificazione tipica degli hot spot. L'attività di investigazione post sbarchi viene eseguita in una banchina che dovrebbe essere destinata alle attività commerciali portuali. Speriamo di trovare soluzioni alternative, strutturali e idonee con il governo, su un fenomeno che Augusta affronta in questi termini da 4 anni. Finora ce l'abbiamo fatta da soli: e siamo stati bravi, con 40mila immigrati arrivati, senza nessuna struttura governativa a disposizione per gestire la situazione. Ma non si può continuare così.

Cosa si aspetta dal vertice di Tallinn?
Non mi faccio illusioni. Non posso che essere pessimista. E' a partire da Mare Nostrum che si fanno politiche sbagliate. La concertazione europea non c'è stata, tutto è ricaduto sui paesi del Mediterraneo, in prima linea, come il nostro. Anche il piano Anci – Viminale non basta, gli sbarchi non finiscono domani e la situazione della accoglienza è satura. L'unica speranza è davvero che l'Europa faccia la sua parte e non ci lasci più soli. Noi certo non possiamo girarci dall'altra parte. Ma nemmeno gli altri possono farlo. Non si può lasciare la gente in mare. La linea fondamentale è che ci sono esseri umani da salvare.

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