New York (New York, Usa), 10 gen. (LaPresse/AP) – “Non avevo mai pensato che sarei dovuto venire qui a dire dopo dieci anni che quel film non ha portato nessun risultato positivo. Questo, per me personalmente, è straziante”. Così il regista Michael Moore a proposito del suo documentario ‘Blowing a Columbine’ del 2002, dedicato all’uso delle armi da fuoco negli Stati Uniti sull’esempio della strage avvenuta nella Columbine High School in Colorado nel 1999.

Moore ha detto di non avere nessuna intenzione di fare un film sulla sparatoria nella scuola elementare Sandy Hook a Newtown, in Connecticut, in cui hanno perso la vita 20 bambini e sei adulti. “No, ho già fatto il film che volevo fare”, ha affermato, aggiungendo che “ogni parola di ‘Blowing a Columbine’ è vera anche oggi e questa è la cosa più triste”. La strage avvenuta lo scorso 14 dicembre ha scatenato una discussione sulle regole del possesso di armi e il presidente Barack Obama ha promesso di rafforzare la legge in materia.

“La soluzione a breve termine – ha detto Moore – è vietare fucili d’assalto, armi semiautomatiche, caricatori che possono contenere più di dieci pallottole. Questo è quello che ci vuole per iniziare”. Secondo il regista, una licenza dovrebbe essere richiesta a chiunque voglia acquistare un’arma: “Devo avere una licenza per poter avere un cane, per poter guidare la mia macchina. Se vuoi pettinarmi i capelli, devi avere una licenza. E non chiediamo una licenza per il possesso di armi da fuoco?”.

Moore ha notato tuttavia che i problemi di violenza negli Usa hanno radici più profonde. “Siamo un popolo violento – ha dichiarato – e in quanto americani crediamo che vada bene uccidere persone. Crediamo che vada bene invadere un Paese che non aveva niente a che fare con gli attacchi dell’11 settembre. Pensiamo che si possa invadere un Paese in cui crediamo che si trovi Osama bin Laden, anche se lui è da un’altra parte. Allora andiamo lì e uccidiamo. E abbiamo la pena di morte”. “Allora – ha concluso il regista – perché ci stupiamo che persone malate di mente, che vivono nella nostra stessa società, pensino ‘Oggi avrei voglia di uccidere qualcuno’? Penso che dovremmo osservarci un po’”.

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