La commemorazione a 30 anni dall'omicidio del senatore Dc

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è preso una pausa dal clima 'incadescente' dei palazzi romani, ponendo qualche chilometro e un po' di tempo tra i veti incrociati di Di Maio e Salvini. E' arrivato a Forlì per commemorare i 30 anni dall'omicidio del senatore Dc Roberto Ruffilli, l'uomo che fu il braccio destro di De Mita nell'operazione di rinnovamento del partito e che fu assassinato nella sua abitazione da un commando delle Brigate Rosse. Non è una pausa casuale, quella di Mattarella. Ruffilli fu studioso e riformatore delle istituzioni, teorico di quella 'cultura della coalizione' fatta da una maggioranza creata intorno a priorità programmatiche e a linee guida da rispettare e attuare.

Nulla di più attuale nella settimana cruciale per la politica italiana: è attesa infatti mercoledì la decisione del Capo dello Stato sulla formazione di un governo. E mentre i leader delle formazioni che si sono imposte nel voto del 4 marzo continuano il balletto di veti e accuse reciproche, Mattarella ha rinnovato implicitamente l'invito alle forze politiche, in stallo, a rispettare le esigenze e le attese del Paese. E lo ha fatto prendendo in prestito gli insegnamenti di Ruffilli: adeguare il nostro modo di stare insieme ai mutamenti che si realizzano nel corso del tempo. Ricercare punti di convergenza e di alleanze, senza restare arroccati. Seguire la lezione sul "senso di comunità che lega tutti i cittadini della nostra Repubblica" lasciata dal senatore Dc. Riforme e pluralismo, queste le parole chiave da rispettare nell'agire politico.

Secondo Mattarella, Ruffilli "è stato esemplare nel mettere al centro del suo insegnamento la democrazia e la Costituzione, ricordando l'importanza della cittadinanza intesa come patto tra cittadino e stato". Perché la politica "la fanno anche i cittadini", in quanto arbitri, ha sottolineato il Presidente citando il titolo del libro più famoso e conosciuto di Ruffilli. Ed è al cittadino, sineddoche per il Paese, che i partiti devono guardare, assumendosi responsabilità e doveri. Un messaggio, quello che arriva dal Quirinale, rivolto non solo a M5S e Lega, incapaci di dialogare, ma anche al Partito Democratico, diviso e incerto se partecipare o meno alla cosiddetta 'operazione-maggioranza'.

La vita politica nel nostro Paese, ha ricordato il presidente della Repubblica, "non si esaurisce nell'attività del Parlamento, del Governo, delle Regioni, dei Comuni. Tutto questo ne costituisce il punto di raccordo, ma la 'politica' si svolge in tante altre manifestazioni, luoghi e punti di incontro, negli enti intermedi, nelle formazioni sociali, nelle libere aggregazioni dei cittadini, nel mondo associativo. Tutto questo concorre a perseguire e definire gli interessi generali del nostro paese e quindi della sua vita politica". Ed è proprio questo aspetto, si è soffermato Mattarella, che determina "il dinamismo della Repubblica, la vivacità della democrazia, e rappresenta l'insegnamento di Ruffilli: la sua grande attenzione al processo riformatore".

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