di Alessandra Lemme

Roma, 5 nov. (LaPresse) – Quando si apre il processo a Mafia Capitale, poco dopo le 9 del mattino, una quindicina di imputati detenuti in varie carceri italiane è già collegata in videoconferenza con l’aula Vittorio Occorsio, la più grande del tribunale di Roma, oggi gremita fino al punto da dover limitare l’accesso al pubblico. Stesso scenario in piazzale Clodio dove si accalcano cameraman e fotografi. Quarantasei gli imputati alla sbarra tra i quali, oltre all’ex nar Massimo Carminati e l’imprenditore Salvatore Buzzi, considerati i principali artefici della presunta organizzazione criminale, figurano ex amministratori locali di diversi schieramenti politici, ex dipendenti pubblici e dirigenti di azienda. Le accuse vanno, a seconda delle posizioni, dalla corruzione, alla turbativa d’asta, dall’usura, all’associazione mafiosa. Il gruppo, secondo la procura di Roma, avrebbe condizionato per anni la gestione di appalti e risorse nella Capitale.

ODEVAINE E GLI ALTRI IMPUTATI IN AULA. L’ex membro del tavolo sulle migrazioni del ministero dell’Interno Luca Odevaine è uno dei primi imputati ad entrare in aula, accompagnato dall’avvocato Luca Petrucci. Odevaine risponde all’appello che da inizio all’udienza dopodiché parla con i giornalisti, anche se non potrebbe farlo perché agli arresti domiciliari: “Ho ammesso le mie responsabilità e sto collaborando – dice l’ex vice capo del Gabinetto capitolino dell’era Veltroni -. Ho fatto degli errori ma rimango dalla parte delle istituzioni”. “A Roma non c’è un sistema mafioso che gestisce la città – prosegue Odevaine poco dopo -. A Roma le cose si trascinano. La mafia investe in attività legali. Con Carminati non c’entro nulla. Affronto serenamente questo processo dopo un percorso che mi ha portato a collaborare con i magistrati”. Oltre a lui, tra gli imputati sono presenti in aula, gli ex consiglieri del Comune Giordano Tredicine (centrodestra) e Pierpaolo Pedetti (Pd), il costruttore Daniele Pulcini, l’ex direttore generale dell’azienda romana dei rifiuti (Ama) Giovanni Fiscon.

LE SCHERMAGLIE TRA ACCUSA E DIFESA. “Questo è un processetto dopato e montato da una campagna mediatica”. Così Bruno Giosuè Naso, legale dell’ex nar Massimo Carminati e degli uomini a lui vicini Riccardo Brugia e Fabrizio Franco Testa. I tre sono gli unici imputati, insieme all’imprenditore delle cooperative Salvatore Buzzi, destinati a partecipare al processo in sola videoconferenza per motivi di sicurezza. La prima richiesta dei difensori di Brugia, Testa e Buzzi, rigettata dal collegio, è di poter trasferire i tre nel carcere di Rebibbia a Roma e permettere la presenza fisica alle udienze. La richiesta non può essere avanzata per Carminati perché detenuto in regime di 41 bis. “La mancata presenza disposta per tutto il dibattimento di Brugia e Testa a nostro avviso viola l’articolo per il quale deve essere assicurato l’intervento e l’assistenza dell’imputato nel dibattimento – dice l’avvocato Naso – e inficerebbe la costituzione del rapporto processuale”. “Quali sono le ragioni che rendono Bruggia, Testa e Buzzi diversi da tutti gli altri imputati?” Prosegue Naso al quale poco dopo risponde piccato il pm Giuseppe Cascini: “Tutti i processi sono molto seri e tutti gli imputati vanno rispettati. Non è elegante e non rispettoso per i detenuti dichiarare che questo è un processetto”.



PRESENTANO ISTANZA PER COSTITUIRSI PARTE CIVILE 54 REALTÀ: DA CONFINDUSTRIA AI ROM DEL CAMPO DI CASTEL ROMANO. Nell’elenco delle realtà che ha presentato la documentazione al collegio presieduto da Rosanna Ianniello figurano Comune di Roma, Ministero dell’Interno, Regione Lazio, Partito democratico (del Lazio) e tanto altro ancora.

DALLE REALTÀ ECONOMICHE PRIVATE ALLE MUNICIPALIZZATE. Chiedono i danni al ‘mondo di mezzo’ da Confindustria alla Legacoop, dalla Camera di Commercio di Roma, a Eur spa e l’azienda romana dei rifiuti (Ama).

LE ASSOCIAZIONI. Da Libera alle associazioni antimafia Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto, passando per Cittadinanzattiva, Forum antiusura, Legambiente sono oltre venti le associazioni che chiedono di essere presenti al processo.

PRIVATI CITTADINI. Dalla deputata del Movimento cinque stelle Roberta Lombardi, agli ex consiglieri comunali Marcello De Vito (M5S) e Riccardo Maggi (Radicali), fino ad alcuni consiglieri municipali pentastellati e 24 cittadini romani. A chiedere un risarcimento per i danni subiti da Mafia Capitale sono anche una ventina di migranti, in cinque diverse richieste di costituzione di parte civile, e 37 rom del campo di Castel Romano.

PROCURA CHIEDE RINVIO A GIUDIZIO PER GIANNI ALEMANNO. Nel giorno in cui si apre il processo a Carminati, Buzzi e gli altri 44 imputati di Mafia Capitale la procura di Roma chiede il rinvio a giudizio dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno in un primo momento indagato nell’ambito dell’inchiesta. Le accuse, secondo i pm sarebbero corruzione e finanziamento illecito. L’ex sindaco di Roma avrebbe percepito 125mila euro senza averne titolo, buona parte dei quali attraverso la fondazione Nuova Italia da lui presieduta. I fatti ai quali fanno riferimento i pm sarebbero accaduti tra il 2012 e il 2014. Alemanno, secondo i pm, avrebbe ricevuto dall’imprenditore Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati, 75mila euro come finanziamento per cene elettorali durante la campagna del 2013, 40mila euro per finanziare la fondazione Nuova Italia e diecimila euro in contanti. Tutto grazie anche all’aiuto dell’ex amministratore dell’azienda romana dei rifiuti (Ama), Franco Panzironi. Il gup Nicola Di Grazia si pronuncerà sulla richiesta dei pm di Roma l’11 dicembre prossimo. Intanto la prossima udienza del processo ai 46 del ‘mondo di mezzo’ è fissata per il 17 novembre dell’aula bunker del carcere di Rebibbia.

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