Tokyo (Giappone), 26 dic. (LaPresse/AP) – La risposta delle autorità alla crisi nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi scatenata dal terremoto e dallo tsunami dello scorso 11 marzo in Giappone è stata caotica e piena di errori. È quanto emerge da un rapporto in cui vengono presentati i risultati dell’indagine del governo di Tokyo, che sarà completata entro la metà del 2012. Dal documento risulta che dipendenti di Tokyo Electric Power Co (Tepco), gestore della centrale, non erano preparati a gestire le emergenze e affrontare i problemi scatenati dallo tsunami, come la mancanza di energia elettrica. Nella centrale mancava un manuale da seguire in casi del genere e gli operai non erano riusciti a comunicare, non solo con le autorità, ma anche tra di loro.

Gli addetti della società avevano valutato erroneamente che il sistema di raffreddamento di emergenza funzionasse, nonostante alcuni segnali di avvertimento. Nel rapporto si ammette tuttavia che anche se il sistema avesse funzionato correttamente, i danni provocati dallo tsunami avrebbero probabilmente portato comunque a una fusione. Una migliore risposta avrebbe potuto in ogni caso ridurre i danni al nucleo, nonché le fuoriuscite di radiazioni ed esplosioni di idrogeno che si sono verificate in due reattori. Il rapporto di 507 pagine è basato sugli interrogatori di oltre 400 persone, tra cui dipendenti dell’impianto di Fukushima e funzionari del governo.

Secondo quanto scritto, le autorità avevano sottovalutato il rischio di tsunami pensando che l’altezza delle onde non avrebbe superato 6 metri. Nel rapporto viene criticato l’uso da parte dei funzionari del governo del termine giapponese ‘soteigai’, ossia ‘oltre la nostra immaginazione’, con cui le autorità sembravano sottrarsi alla responsabilità di quanto accaduto. “Questo incidente ci ha dato un’importante lezione su come dobbiamo essere pronti a soteigai”, si legge nel documento. Il governo ha inoltre sbagliato a non aver informato il pubblico della gravità della situazione, si legge nel documento. Le autorità hanno usato un linguaggio evasivo per non ammettere le fusioni avvenute nei reattori e hanno ritardato la pubblicazione dei dati sul livello delle radiazioni intorno alla centrale, esponendo gli abitanti a radiazioni invece di evacuare la zona. Le persone, si legge nel rapporto, hanno ancora paura delle radiazioni presenti in aria, acqua e cibo. Migliaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case e hanno perso lavoro a causa della contaminazione. “Il disastro nucleare è tutt’altro che finito”, commentano gli autori del rapporto.

Gli investigatori del governo hanno infine raccomandato alcune modifiche della normativa per separare l’agenzia che regola il settore del nucleare dall’unità che promuove l’energia atomica. Finora le due divisioni facevano infatti parte dello stesso ministero. A partire dal 2012 l’agenzia che regola il settore del nucleare sarà trasferita al ministero dell’Ambiente per garantire una maggiore indipendenza.

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