Nel secondo anniversario dell'attacco jihadista parla il direttore del settimanale

Nel secondo anniversario dell'attacco jihadista a Charlie Hebdo, il direttore del settimanale satirico francese Laurent Sourisseau rivendica il diritto alla libertà d'espressione, nonostante la minaccia terrorista. "Non rinunceremo al nostro mestiere. Non rinunceremo alla nostra passione. Cerchiamo di non farci prendere in ostaggio e di non far sì che le nostre vite siano dettate da questa violenza", ha affermato Riss, pseudonimo con cui è noto Sourisseau, in un'intervista all'emittente Rtl. Ferito dagli spari esplosi dai terroristi, il disegnatore è succeduto alla direzione a Charb, morto nell'attacco alla redazione il 7 gennaio 2015, in cui 12 persone furono assassinate.
 

 La forte presenza di polizia che circonda la redazione da quella data, per Riss è "un male necessario". "Ci diciamo che gli anni passeranno, forse le cose evolveranno. È anche la speranza a far sì che accettiamo questo tipo di inconvenienti", ha affermato. La sua rivista satirica ha pubblicato mercoledì un numero speciale, in cui ha insistito sul fatto che l'attentato commesso dai fratelli Kouachi sia stato "un reato politico". "A Charlie Hebdo, quelle che sono state assassinate erano personalità impegnate che difendevano idee precise, forme d'espressione particolari, come l'illustrazione satirica. Si è voluto spegnerne le voci", ha aggiunto nell'intervista il direttore.
 

 Dal giorno dell'attentato, per Sourisseau la data del 7 gennaio è diventata simbolica: "Tutti i giorni sono un po' il 7 gennaio. Ricordiamo, ed è difficile dimenticare tutto questo". L'omaggio ufficiale delle autorità francesi alle vittime dell'attacco al settimanale, così come di quello al supermercato kosher Hyper Cacher dove furono uccise tre persone, è avvenuto giovedì scorso. E oggi alle 19 nella Place de la Republique, nella capitale francese, i cittadini torneranno a manifestare in una cerimonia organizzata dall'Associazione francese delle vittime del terrorismo (Afvt), nel luogo "diventato il simbolo dell'espressione popolare contro il terrorismo islamista".
 

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