Milano recupera progressivamente dopo un avvio debole per le principali Borse europee, oggi erano orfane del Dax e dello Smi

Incipit della settimana borsistica in parità per Piazza Affari, dove l'indice Ftse Mib si è fermato a 17.737,02 punti (+0,04%). Il listino milanese ha recuperato progressivamente nel corso della seduta dopo un avvio debole per le principali Borse europee che oggi erano orfane del Dax di Francoforte e dello Smi di Zurigo, chiusi per festività. Indicazioni macro poco confortanti dalla Cina. La produzione industriale e le vendite al dettaglio cinesi di aprile hanno infatti deluso il mercato. Secondo i dati diffusi dall'Ufficio nazionale di statistica, ad aprile la produzione industriale ha segnato un progresso del 6% su base annuale contro l'incremento del 6,8% registrato in marzo, mentre il consensus degli analisti era per un +6,5%. Le vendite al dettaglio sono invece cresciute ad aprile del 10,1% rispetto al +10,9% atteso dal mercato.

Sul parterre milanese protagonista di giornata è stata Telecom Italia (+2,95% a 0,8725 euro), il miglior titolo sul Ftse Mib. Il titolo beneficia del miglioramento dell'obiettivo di riduzione delle spese a 1,6 miliardi di euro entro il 2018 indicato dalla società, quasi triplicato rispetto agli 0,6 miliardi annunciati nel mese di febbraio. Anche il Brasile sarà interessato da taglio costi. Nel primo trimestre l'utile netto della tlc italiana è stato di 433 milioni, con ricavi per 4,44 miliardi (-12%). L'Ebitda è stato di 1.712 milioni di euro, in calo di 321 milioni di euro (-15,8%) rispetto all'analogo trimestre 2015. .

Attenzione anche al comparto bancario con andamenti contrastanti: -1,44 % per Unicredit (2,87 euro), +0,54% di Ubi banca (3,362 euro), +1,53% per Bper (4,37 euro). Riflettori puntati soprattutto sul duo Banco Popolare (+3% a 4,604 euro) e Bpm (+1,13% a 0,538 euro), che ha presentato il piano industriale 2016-2019 relativo al progetto di fusione. A fine piano l'utile è atteso in area 1,1 miliardi; le sinergie della fusione Milano-Verona saranno di circa 460 milioni di euro entro il 2019, di cui 320 milioni relative a sinergie di costo e 140 milioni relative a sinergie di ricavo. Nell'arco di piano sono previsti 1.800 esuberi e la chiusura di 335 filiali. L'obiettivo di dividend pay-out è pari al 40%.

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