Il fondatore di Mdp fa sapere che dopo il voto di fiducia sulle banche, non ce ne sarà un altro. E attacca: "Qualcuno ancora gli crede?"

"La fiducia sulle banche l'abbiamo votata, ingoiando un altro boccone amaro. Ma se pensano a una manovra d'autunno di sgravi e bonus senza investimenti, occhio che casca l'asino". Lo ha detto il fondatore di Articolo 1-Mdp Pier Luigi Bersani, in un'intervista alla Stampa, avvertendo il Presidente del Consiglio che "senza una svolta il governo cade".

"Al netto dello stile, Gentiloni ci ha dato parecchie delusioni. Ha seguito pedissequamente la linea del predecessore. Penso ai voucher, e ora a questa vicenda inaccettabile sulle banche", spiega Bersani. "C'era un accordo per far pagare pegno ai responsabili di quegli istituti e per risarcire una quota più ampia di obbligazionisti. Poi è arrivato un niet incomprensibile. Per questo voteremo contro, e ci devono ringraziare per l'ok alla fiducia", aggiunge l'ex segretario del Pd. Per Bersani "prima di ogni altra cosa il governo deve spazzare via le distorsioni e le speculazioni su tirocini e stage per i giovani a 300 euro al mese. Se restano così, le imprese non li assumono, neanche col massimo degli sgravi".

E Bersani attacca direttamente Matteo RenzI: "C'è ancora qualcuno in giro che può credergli a quest'uomo qui?". Il riferimento sulla credibilità del segretario Pd è alle rivelazioni contenute nel libro di Matteo Renz "Avanti"i, secondo cui l'ex premier Enrico Letta fu sostituito dallo stesso Renzi per volere della minoranza Pd. Lo stesso Renzi, parlando ad Agorà, si riferisce a Bersani con toni meno duri del solito: "Umanamente mi sono dispiaciuto per le uscite dal Partito democratico di Bersani e Civati. Se dicessi anche di D'Alema non sarei credibile". Ma siamo una comunità di persone che prova a cambiare il Paese", ha quindi sottolineato Renzi, "e se uno resta solo per litigare alla fine il gioco si rompe".

 

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