Il grande cantautore canadese è morto a 82 anni

"Ho intenzione di vivere per sempre". Un auspicio, ultimo e maledetto, del poeta che ha scritto canzoni intrise di morte e nostalgia. L'anno orribile si è portato in cielo anche Leonard Cohen. Nato 82 anni fa anni in Quebec, zona del Canada che evidentemente gli ha impresso addosso quella sua sobria oscurità, Cohen è caduto quasi improvvisamente tra le braccia della morte, visto che poche settimane fa era uscito il suo disco, che a sentirlo oggi, ha davvero un senso di epilogo. 'You want it darker', che i critici hanno definito il miglior lavoro del cantautore, suona come il canto del cigno.

In 'Treaty', uno dei pezzi più riusciti del disco, Cohen riflette su Dio e sull'amore, due dei suoi temi preferiti. Cita il Vangelo secondo Giovanni e, recitando con la sua voce cavernosa sopra un tappeto di pianoforte e archi, dimostra di avere una classe unica. Dentro quest'uomo pallido e dall'aspetto di un asceta col borsalino convivevano, senza darsi noia,  Nick Cave, Bob Dylan, Fabrizio De Andrè ma anche Joni Mitchell e Garcia Lorca. Del suo incontro spirituale con l'autore spagnolo, il poeta amava parlare in ogni intervista che concedeva con estrema facilità. Come quella volta, nel 1998 che a Toronto si dona ai giornalisti, a uno a uno, dentro una hall di un hotel triste del centro e non rifiuta nessuna domanda, neanche quelle più intime. Come il suo rapporto con le donne che sono state il marcatempo della sua vita, scandendone i momenti di euforia e quelli ben più numerosi di depressione. E' proprio da questo susseguirsi di stati d'animo contrastanti, dalla continua e difficile ricerca di un equilibrio spirituale che lo avrebbe portato a viaggiare tra acido e anfetamine e a indagare nelle profondità dell'ebraismo, del buddismo e delle filosofie indiane  – ma anche a cercare la compagnia delle donne, solo per poi fuggirne – che nascono i suoi testi.

Droghe che si mischiano a meditazione e atarassia. Amanti che convivono con prole legittima. Ha avuto due figli, Adam e Lorca, entrambi da una relazione con l'artista Suzanne Elrod. Ha avuto anche una lunga relazione sentimentale con l'attrice Rebecca De Mornay. Ad agosto il cielo ha richiamato a sé anche Marianne Ihlen, la donna che incontrò negli anni Sessanta nell'isola greca di Hydra, di cui divenne amante e che ispirò al cantautore canadese 'So long, Marianne' e 'Bird on wire', due grandi successi. "Ti ho sempre amata per la tua bellezza e la tua saggezza, – le aveva scritto – ma non serve che io ti dica di più poichè lo sai già. Adesso, voglio solo augurarti buon viaggio. Addio vecchia amica. Amore infinito. Ci vediamo lungo la strada".

Proprio a lei dedica il suo concerto del 2009 nella cornice incantata di Piazza San Marco a Venezia. Questo figlio di una famiglia ebraica, con padre polacco e madre lituana, ballò sulle sue gambe fragili e le mani alzate lasciando senza fiato la platea che aveva abbandonato le sedie e si era alzata per urlare tutta la gioia di assistere a uno spettacolo unico. Nell'ottobre del 2012 torna nel nord-est nell'abbraccio dell'arena di Verona. L'Anfiteatro si riempie di applausi, quelli che esplodono con irruenta naturalezza alla fine di ogni canzone e rotolano dalle gradinante verso la platea e fin dentro il palco. "Guidate piano, abbiate cura della vostra famiglia e dei vostri amici", fu il saluto finale del cantante che scriveva poesie.

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